Se si osservano le immagini di Andrey Semenov il pensiero non può non correre inevitabilmente a Gilles Clément e al suo Le Manifeste du Tiers-Paysage che teorizza l’esistenza di una area in cui la progettazione degli spazi della città fatta dall’uomo viene abbandonata e la natura si riprende la gestione dello spazio. Un’area di transizione che non è più città, ma nemmeno si può definire campagna. «Vivo in una megapoli – afferma Andrey Semenov –edifici in vetro e cemento, treni della metropolitana ad alta velocità, Uber e Internet illimitato anche sottoterra. Beh, lo capite, penso che… Sorprendente, ma questo mondo ha dei confini, un territorio dove tutto sembra proprio come una città – grattacieli, autostrade, supermercati – ma qui c’è qualcosa che non va. Il territorio è un luogo in cui una città assorbe involontariamente il DNA della natura, della spazio che è stato invaso. Formalmente, questa è una città, e la gente pensa di vivere secondo le regole della città, ma la natura è insolitamente vicina, e cambia (o risveglia?) le abitudini umane. Presto, il sistema immunitario della megalopoli dissolverà laghi e foreste, che rimarranno solo nella memoria, un miraggio, la consapevolezza che da qualche parte al di là del muro c’è acqua infinita e un oceano di foglie».
Profilo autore
Andrey Semenov è un artista visivo che lavora con la fotografia documentaria e artistica e con il video. Attualmente Andrey Semenov vive a Mosca, ma ha studiato matematica alla Kazan State University (Russia) e fotografia presso la scuola scuola di Elena Sukhoveeva e Viktor Khmel a Krasnodar in Russia. Andrey Semenov lavora con progetti a lungo termine incentrati sul rapporto della persona con il suo ambiente e lo spazio, nel senso ampio della parola inteso quindi come lo stato, la natura, le persone e se stessi. I suoi lavori sono stati esposti e pubblicati in Russia, Italia, Regno Unito, Francia, Bulgaria, Serbia, Polonia e in altri paesi del mondo.
riferimenti
copyright / Andrey Semenov, tutti i diritti riservati
Selezione di immagini dalla mostra