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edizione 2017

Seduzioni: l'eterno dinamismo dell'attimo immobile / Gabriele Rigon


Sedurre nel senso più ampio del termine significa attrarre a se. Seduzione è raffinata capacità - non solo erotica - di attrarre, è un magnetismo in grado di sviare altre persone da intenti e distrazioni verso di sé, verso il proprio mondo. Meravigliosa definizione che affascina e fa ricercare in ogni incontro la capacità di sedurre ed essere sedotti. Ma la seduzione, in particolare quella femminile, è un concetto di cui molto spesso vediamo dare una visione edonistica e distorta, intesa come manipolazione dell’altro per soddisfare i propri bisogni. Nelle forme di comunicazione più diffuse la seduzione diventa mezzo per ipnotizzare e suggestionare il partner, togliergli ogni volontà o iniziativa, quasi non si fosse più in grado né di innamorarsi né di innamorare ed è in questo contesto la sensualità diventa un terreno di battaglia che sfinisce e stanca più che un porto sicuro dove rifugiarsi dalle tempeste e trovar pace. Diventa una forma di comunicazione forzata, aggressiva quasi violenta che sconfina al di là del vero significato del termine e in questo modo mette in crisi il delicato equilibrio che regola tutti i rapporti fra esseri umani. Gabriele Rigon definisce invece la seduzione femminile “ qualcosa che risveglia i sensi, qualcosa di più del bello della bellezza, è qualcosa di astratto e misterioso” la considera espressione di intimità, è comunicazione suadente, incantatoria, appena sussurrata, espressione dell’identità profonda di una donna, misura dell’evoluzione interiore che arriva fino alla sfera più delicata delle sensazioni, fino quei livelli più profondi della persona dove sono contenuti anche timori, paure, tabù e a rendere quindi perfetto proprio quell’equilibrio che rimane sempre sottile come i fili che compongono la tela di un ragno ma resistente ai venti più intensi, al carico di diamanti di rugiada alla prima luce del mattino estivo o al merletto di ghiaccio delle più fredde mattine invernali. E’ con la fotografia che Gabriele Rigon riesce ad indagare il mondo femminile più impalpabile, etereo, puro, incontaminato e fugace. Quel mondo che il tempo di dirlo già non c’è più, ma che nello scatto rimane e si mostra in tutta la sua sorprendente e luminosa armonia. La fotografia come esplorazione ed espressione della sensualità femminile assurta ad incarnazione somma della Bellezza assoluta: detta così sembra una frase retorica, sembra ciò che tutti vorrebbero fare e molti sono già stati capaci di realizzare. In realtà con Gabriele Rigon ci troviamo di fronte ad una interpretazione dell’ equilibrio e perfezione femminile del tutto personale, ad un contributo originalissimo ed a suo modo addirittura eversivo. La sua è una ricerca che parte da un genere definito ma i cui esiti debordano in un discorso universale offrendo - a chi vuole vederla ed accoglierla - una vera e propria filosofia di vita. Ebbe ad annotare il grande scrittore ottocentesco Honoré de Balzac: "Molte cose vere sono terribilmente noiose. Per questo la metà del talento sta nel saper scegliere, tra il vero, ciò che può diventare poetico". Forse in nessun'altra arte come nella Fotografia tale operazione è tanto decisiva quanto impervia. Quello di Gabriele Rigon è un universo depurato ed essenziale, ma per questo ancora più vitale e reale, un universo di immagini in bianco e nero, composte dalle linee slanciate e sinuose disegnate da corpi ora completamente nudi, ora delicatamente adornati solamente dei puri simboli della seduzione femminile più raffinata, suadente, insinuante e convincente. E' proprio il singolo gesto - magistralmente raccolto un attimo prima che si esaurisca - che viene portato nell'eterna fissità della rappresentazione plastica, per diventare celebrazione e simbolo permanente di una Donna vista come fonte e dispensatrice di erotismo, eleganza, raffinatezza, sensualità e bellezza. Ed è la luce, materia prima per eccellenza dell'arte fotografica, che si incarica di conferire un dinamismo intimo e più suggerito che mostrato, grazie alla morbidezza dell'illuminazione naturale, o ricercata all’interno di uno studio. Gabriele Rigon afferma che la Bellezza e la Seduzione stanno nella contemplazione silenziosa, nella dilatazione del tempo, nella capacità di percepire il calore del palpito universale dentro il dettaglio di un gesto appena suggerito. Un gesto ammantato di quella grazia e nobiltà che solo la Donna, fonte di vita e luogo di bellezza, può regalare e ristabilire finalmente il delicato equilibrio che solo la vera femminilità può generare. Ed è lui che ci invita a verificare la realtà di questa sua testimonianza attraverso la fotografia e a ristabilire finalmente il delicato equilibrio che solo la seduzione più elevata può generare.


Profilo autore
Nato nel 1961, Gabriele Rigon è stato un pilota di elicotteri ed un “Combat Camera” dell’Aviazione dell’Esercito. Ha cominciato a scattare fotografie durante le missioni militari di pace che lo hanno portato in molte delle zone calde del nostro pianeta quali la Namibia, il Kurdistan, l’Albania, la Somalia i Balcani, il Libano, l’Iraq e l’Afganistan. Considerato un eclettico, spazia dal reportage di guerra al nudo femminile, dalla moda allo spazio, non a caso ha lavorato sei anni per conto dell’Agenzia Spaziale Europea al seguito dell’Astronauta italiano Paolo Nespoli.  La sua attenzione si rivolge in particolare alla figura femminile, ispiratrice sia di forma, sia di erotismo. Gabriele considera il corpo femminile seducente ed irresistibile, forse una delle forme più belle della natura. Attualmente dedica tutto il suo tempo alla fotografia, alternando progetti personali al lavoro nell’ambito della moda e dell’insegnamento della fotografia. Nel corso del 2017 ha in programma tre mostre fotografiche e la realizzazione di un altro libro, sempre dedicato alla bellezza femminile.


riferimenti
sito web / www.gabrielerigon.it
copyright / Gabriele Rigon, tutti i diritti riservati


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