Povertà in aumento, calo dei consumi, allarme lavoro, crisi industriale, mancanza di infrastrutture, crollo demografico. La questione meridionale investe il Mezzogiorno, oggi come ieri, e il sottosviluppo sembra essere una condizione cronica. Assenza di infrastrutture viarie e quindi di comunicazione e scambi reali tra paesi e città, collegamenti figli di concetti obsoleti di viabilità e un'incuria di decenni hanno prodotto strade sconnesse, prive di segnaletica, usate per spostare il bestiame, quando addirittura non sono state dismesse prima ancora del collaudo. Sono gli stessi abitanti che, per garantirsi l'incolumità, dan vita a interventi spontanei di messa in sicurezza. Certo ci sono anche raccordi a scorrimento veloce che collegano i capoluoghi, ma restano poco trafficati e comunque sono poco raggiungibili da chi abita nelle aree interne. Il vento ha attirato le multinazionali delle energie rinnovabili con i loro parchi eolici. Ma questi non hanno creato un valore aggiunto significativo né a livello economico né infrastrutturale. Risultato? L'emorragia migratoria non si arresta e si somma al calo demografico che colpisce l'Italia, accelerando quella progressiva desertificazione del Mezzogiorno che l'Istat certifica da oltre quindici anni. Il Mezzogiorno si spopola, ma il suo territorio conserva le tracce di soluzioni costruttive superate da decenni, costruzioni mai terminate e mai abitate. Case ancora non finite eppure in vendita da anni. I cartelli "Vendesi" punteggiano atmosfere surreali. Riportano sovente recapiti internazionali talvolta consumati dal tempo e ormai illeggibili. Come mute sirene in un mare deserto, quei cartelli laceri provano a richiamare acquirenti inesistenti, cantano il requiem di immobili così privi di valore da essere regalati, purché ci si accolli il passaggio di proprietà. A chi aveva investito nel mattone, non sono concesse molte speranze, può solo rimanere imprigionato nelle sue stesse mura. Anche se riuscisse a liquidare i suoi beni, infatti, quel che ne potrebbe ricavare oggi non gli permetterebbe di spostarsi altrove. A chi rimane non resta che assistere impotente al tracollo della sua Terra inghiottita da crepe che non spaccano solo asfalto o muri abbandonati, ma anche la società stessa.
Sandro Iovine
Profilo autore
La fotografia che mi interessa è quella che riproduce o meglio cerca di riprodurre qualcosa che "è stato". Non importa che si tratti di una rappresentazione posta in essere o semplicemente di un qualcosa di analogo alla realtà, l'importante è che quanto fotografato "sia stato", "sia esistito" fosse anche per una frazione di secondo. Non fotografo per sorprendere, ma per documentare.
riferimenti
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