CAMPANA DI VETRO
Quando ero bambina qualcuno mi disse “sei nata sotto una campana di vetro”, alludendo al fatto che la Sardegna fosse un mondo a parte, una terra isolata dove il tempo e lo spazio non erano esattamente gli stessi delle altre terre. In quel periodo immaginavo “il continente” al di là del mare come un luogo mitico, dove tutto accadeva. Dopo essere partita per fare i miei studi a Milano, la situazione si è ribaltata. Il viaggio era da fare al contrario, verso la Sardegna. La terra che avevo lasciato per fare delle nuove esperienze ha cominciato a sembrarmi una terra promessa. La distanza fisica che mi separava da lei mi ha permesso di vederla diversamente, di riscoprirla sotto una nuova luce. Andare a vivere in un altro luogo ha reso ancora più viscerale il legame con la mia famiglia e con l’isola dove sono nata. Ogni volta che l’aereo atterra o la nave attracca riportandomi da dove vengo, è come se ricominciassi a respirare, come se fino ad allora avessi trattenuto il respiro. Ogni ritorno su questa isola antica è come trovarsi tra parentesi, il tempo rallenta e tutto ciò che si è lasciato al di là del mare sembra meno importante. La Sardegna è un luogo di contemplazione dove anche la luce sembra parlare una lingua diversa. Campana di vetro è il risultato di questi molteplici viaggi di ritorno. Una visione personale e intima della Sardegna.
Selezione di immagini dalla mostra